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Il Concerto per oboe di Strauss: sogno di ogni oboista!

Due chiacchiere con Luca Stocco, primo oboe dell'Orchestra Sinfonica di Milano e solista nel Concerto di Richard Strauss

Pubblicato il 30/04/2024

Insieme agli studenti del Seminario "Comunicare la musica", nato dalla collaborazione tra l'Orchestra Sinfonica di Milano e l'Università degli Studi di Milano, abbiamo incontrato Luca Stocco, primo oboe dell'Orchestra Sinfonica di Milano e solista nello straordinario Concerto per oboe di Richard Strauss (in programma il 10 e 12 maggio - L'EROICA). Un pezzo che rappresenta un sogno per ogni oboista, ma anche una sfida con cui misurarsi e cimentarsi. Quali forze della natura porta in campo Strauss?
Giorgio Fassi: come si prepara l’esecuzione di un pezzo di questa difficoltà? L’oboe in questo Concerto suona dall’inizio alla fine.

Luca Stocco: ...un momento di protagonismo totale!

Giorgio Fassi: …a parte le prime due battute, poi si parte a suonare! Come si prepara una prestazione di questo tipo?

Luca Stocco: La preparazione che si fa per un brano da solista come questo è veramente prima di tutto atletica, per la capacità di resistenza.
Il Concerto per oboe di Strauss, è famosissimo per la sua prima pagina e mezza (nella terza battuta entra l'oboe), che lascia senza fiato! Non c'è un respiro scritto, non ci sono pause musicali. Ho visto tutti i più grandi oboisti diventare anche loro rossi e paonazzi alla fine di questa prima pagina e mezzo, perché il Concerto per oboe di Strauss è quasi un atto inumano dal punto di vista dell'apnea. Però, bisogna anche ricordare che Strauss ha scritto questo Concerto insieme ai Vier letzte Lieder per orchestra e a le Metamorphosen poco prima di morire; doni meravigliosi di questo grande compositore nell'ultima sua fase creativa.

Valentina Trovato: E' particolare l'uso che Strauss fa dell'oboe. 

Luca StoccoAll'epoca Strauss aveva nelle orecchie il Wiener oboe (caratterizzato da resistenze particolari nell'emissione del suono e nell'apnea), che viene suonato a Vienna (ancora oggi), un tipo di strumento utilizzato in tutta Europa fino alla seconda metà dell'Ottocento. Al di fuori della capitale viennese si usa invece l'oboe che usiamo anche in Italia, ma nella città di Vienna è tradizione suonare quell'oboe particolare, per un approccio molto conservatore riguardo le loro tradizioni, anche  strumentali, che riguarda frattanto altri strumenti dei Wiener Philharmoniker come corni, fagotti e clarinetti. 
© Paolo Dalprato
Valentina Trovato: Come giustamente ricordavi tu, Richard Strauss scrive questo pezzo negli ultimi quattro anni della sua vita.

Luca Stocco: Sì, forse addirittura ha iniziato a scrivere il Concerto nel ‘46; è probabile che l'idea nasca nel ‘45, come è testimoniato da un aneddoto famosissimo: il brano è stato richiesto da un oboista americano della Philadelphia Orchestra, John De Lancie, che ha conosciuto Strauss poco dopo la sconfitta della Germania nazista nel 1945. L’esercito americano era rimasto in territorio tedesco, come ben sappiamo, e in varie azioni di controllo delle città, sembra che l'oboista americano, allora al servizio dell'esercito USA, incontra il grande compositore tedesco. Non sappiamo se si tratta di una leggenda o di una storia autenticamente vera, però certamente i due si sono incontrati e da questo incontro è nato il Concerto per oboe.

Emanuele Preziati: Io vorrei ritornare all’idea del suono che Richard Strauss aveva dell’oboe, l’oboe viennese, anche perché l’oboe era uno strumento prediletto da Strauss, se pensiamo anche ad altre composizioni mi torna in mente una certa predominanza di questo strumento…

Luca Stocco: Richard Strauss era stato senza alcun dubbio influenzato dal padre, un grande cornista, tanto che lo strumento per cui ha scritto maggiormente è stato senz'altro il corno: due concerti, assoli importanti nelle composizioni sinfoniche e nei grandi poemi sinfonici. E' chiaro che il compositore conosceva molto bene gli strumenti a fiato. Per Strauss era molto evidente che l’oboe era uno strumento cantabile, e conosceva molto bene le tradizioni antiche dell’oboe, soprattutto a Vienna, e le ha riportate nel Concerto per oboe, infatti tante parti del concerto per oboe sono meravigliose suonate con il mio strumento, che si chiama oboe a sistema francese, il sistema più usato in tutto il mondo, però con l’oboe viennese alcune parti del concerto sono sicuramente più precise, non che vengono meglio, è come andare ad un ballo vestito col frac e non con il tight.

All'epoca Strauss aveva nelle orecchie il Wiener oboe (caratterizzato da resistenze particolari nell'emissione del suono e nell'apnea), che viene suonato a Vienna (ancora oggi), un tipo di strumento utilizzato in tutta Europa fino alla seconda metà dell'Ottocento.

Emanuele Preziati: come un vestito su misura…

Valentina Trovato: Ascoltando il Concerto, ci sono diversi punti che ricordano molto Mozart, invece.

Luca Stocco: Sì, certo, Strauss ha voluto, con questo Concerto, tornare all’antico, il Concerto per oboe si rifà alla struttura barocca del Concerto, ma facendo un occhiolino a tutti gli autori successivi a quel periodo storico, come Mozart.
Mozart non ha scritto molto per oboe, come per esempio il Concerto e il Quartetto, poi lo ha usato milioni di volte in altre formazioni, e Strauss ha ripreso un po’ quella sensazione che hai quando fai Mozart, ovvero che ogni nota deve essere assolutamente quella e non un’altra, già se la fai giusta il pezzo sta in piedi da solo. 

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